SMET: rimuovere l’inutile per rendere sostenibile la logistica

SMET: rimuovere l’inutile per rendere sostenibile la logistica

Sostenibilità: c’è chi la predica e chi la pratica. Tra i frequentatori di questo secondo gruppo va incluso SMET, gruppo logistico – salernitano per radici, romano per quartier generale ed europeo come dislocazione delle filiali (25 in ben 10 diversi paesi) – che da pochi giorni sta testando un nuovo progetto finalizzato a tagliare le percorrenze inutili della flotta aziendale e quindi – come sottolinea l’amministratore delegato della società, Domenico De Rosa– «a cancellare completamente alcuni consumi e le emissioni correlate». In che modo è presto detto: tramite una speciale app, sviluppata dalla software house interna e suggerita dagli uffici di ingegneria logistica, con cui rimuovere le inefficienze. In pratica, gli operatori degli uffici traffico di tutte le sedi aziendali ogni qual volta ricevono una richiesta di un servizio di trasporto, interrogano SMET Go Live– è questo il nome dato alla app – per individuare quale, tra gli oltre 900 veicoli a disposizione, sia quello ottimale per quella mission. Quello cioè che, tenuto conto della tipologia di allestimento e delle ore di guida residue dell’autista, è in grado di portarla a termine percorrendo il minor numero possibile di chilometri. Così, viaggio dopo viaggio, il risparmio complessivo a fine anno dovrebbe raggiungere da 1 a 1,5 milioni di chilometri. Questo numero, utile per ripagare l’investimento sostenuto (18 mesi e 400 mila euro), si ottiene tramite un calcolo che l’ad di SMET ci mette direttamente in colonna: «Partiamo da due percentuali: il 5%, equivalente al taglio delle inefficienze a cui abbiamo mirato nel realizzare la app; il 20%, vale a dire l’incidenza dei viaggi a vuoto calcolata statisticamente in ambito europeo sul totale dei chilometri percorsi. Se moltiplichiamo le 1.200 macchine che muoviamo ogni giorno per i 120 mila chilometri che ognuna percorre ogni anno, si ottiene un totale di 170 milioni di chilometri. Quelli a vuoto, quindi, sono 3,4 milioni e quelli che vorremmo cancellare sono intorno a 1,5 milioni, ma anche arrivare a un milione in questa prima fase sarebbe un risultato lusinghiero perché consentirebbe di contenere i nostri costi di circa un milione di euro e le emissioni di CO2 in modo importante». Bye bye carta: 600mila CMR soltanto elettroniche Ma Go Live non è che l’ultima operazione verde intrapresa in SMET. Un’altra, praticamente parallela, è il frutto di un’ulteriore ottimizzazione che passa, anche qui, dall’eliminazione di qualcosa di inutile. Parliamo di carta e, in particolare, di quella con cui si producono i documenti di trasporto, come le letture di vettura internazionali o CMR. «L’obiettivo della dematerializzazione documentale – puntualizza De Rosa – è partita in partnership con Alis e Alis Service e, con il loro aiuto, siamo riusciti a testare una tecnologia che consente di far viaggiare i documenti in rete piuttosto che con il veicolo. L’autista, grazie al proprio palmare, riesce in fase di carico e scarico a far siglare i relativi documenti e a lasciare immediatamente traccia, al fine della fatturazione e del controllo, sia al cliente-mittente che al cliente-destinatario». Sembra un gioco da ragazzi, ma tramite questo servizio digitalizzato 600 mila documenti creati, fino a ieri, utilizzando chili e chili di carta, da oggi non esistono più in veste materiale, “lasciando in pace” così diverse centinaia di alberi. Una flotta in via di decarbonizzazione Il suffisso -de esprime, in genere, un significato di sottrazione. Lo si coglie nel verbo «dematerializzare», ma anche in «decarbonizzare», che vuol dire, in ambito trasportistico, fare a meno di carburanti con elevati contenuti di carbonio. E anche questa è un’azione sostenibile in cui SMET è impegnata da anni. «Era il 2014 – ricorda De Rosa – quando abbiamo iniziato a diversificare il nostro parco con Provare orgoglio, però, non vuol dire sentirsi appagati. Tant’è che se già oggi una percentuale superiore al 15% dei veicoli di SMET usano l’LNG come carburante, il suo numero uno ha già pianificato, da qui al 2022, di salutare definitivamente il diesel. Per far spazio a che cosa è ancora difficile dirlo in questi anni liquidi, ma ciò che conta è l’approccio, vale a dire – sottolinea De Rosa – «l’attitudine a porsi come avanguardia e a spingersi sempre un po’ più in là. E se oggi nei fatti l’LNG è l’alternativa al diesel, domani, se le cose cambieranno, saremo pronti a evolvere in anticipo, così come abbiamo fatto in passato». In termini pratici tutto ciò equivale a dire che, nell’attesa di un futuro ancora ignoto, SMET si gode intanto i vantaggi che l’LNG produce in termini di minore inquinamento, minori emissioni sonore e minori consumi. In più, da quest’anno a tali benefici si aggiunge quello di viaggiare sulle autostrade tedesche con pedaggi inferiori rispetto ad altri veicoli. Ma su questo piano l’amministratore delegato minimizza: «È sicuramente una cosa gradita, oltre che un segnale significativo, ma nel nostro protocollo di sostenibilità al primo posto rimane lo scopo di limitare al massimo le percorrenze via gomma. Non a caso, proprio rispetto alla Germania, lo scorso 18 marzo abbiamo avviato il Venezia-Duisburg, una tratta combinata con le navi Grimaldi che dalla Grecia a da Bari giungono nel capoluogo veneto e, direttamente dal terminal lagunare, salgono su un treno diretto in uno dei principali scali d’Europa. Per cui quella riduzione di pedaggio, di certo importante per un vettore che copre lunghe percorrenze, nel nostro caso ha un impatto inferiore». L’intermodale… centrale Il protocollo di sostenibilità a cui fa riferimento l’amministratore delegato è una sorta di magna charta che SMET si è data, già una decina di anni fa, per contenere al massimo la propria impronta ecologica adottando una molteplicità di misure. Quella centrale, però, era e rimane l’opzione intermodale, nel senso che – come puntualizza De Rosa – «prevale fino a prova contraria, vale a dire fino a dove è possibile». Non a caso, grazie alle autostrade del mare, i veicoli del Gruppo solcano il Mediterraneo come il Baltico, si spingono in Grecia e fino in Nord Africa, coprono le linee di cabotaggio nazionali tra Genova e Salerno e tra Venezia e Bari. Non a caso la scorsa settimana veicoli SMET hanno tenuto idealmente a battesimo il varo della nuova Cruise Roma di Grimaldi (a cui fa riferimento la foto, ndr), nave a zero emissioni in porto chiamata a coprire la tratta Civitavecchia-Porto Torres-Barcellona dopo che Fincantieri, grazie a una particolare lavorazione, le ha allargato di 700 metri lineari lo spazio destinato ai veicoli pesanti. Quando il verde tocca le tasche È sulla base di un’organizzazione così fattualmente sostenibile e irrobustita verso Germania, Polonia e Belgio da un intenso ricorso alla modalità ferroviaria, che SMET è riuscita a conquistare clienti del calibro di Ikea, Coca-Cola, Decathlon, Ocean e Leroy Merlin. Anche se, come chiarisce De Rosa, ad aiutare l’azienda è stata non soltanto la capacità di interpretare al meglio un’esigenza figlia dei tempi, ma anche il fatto che «almeno all’estero diversi committenti redigono un bilancio di sostenibilità e quindi, a maggior ragione se sono società altamente energivore o fortemente inquinanti, hanno bisogno, per contenere la produzione di inquinanti a livello di corporate, di fornitori come SMET dotati di un basso e certificato livello di emissioni di CO2. Lo scopo è evidente: tramite questo bilanciamento diventa possibile versare meno imposte. In questo modo, d’altra parte, l’Europa punta a sensibilizzare alle ragioni dell’ambiente toccando le tasche delle aziende». Rimane un ultimo aspetto da chiarire: in che modo, già in anni non sospetti, SMET è riuscita a cogliere un trend divenuto via via dominante? «Io dirigo una società giunta alla terza generazione – risponde De Rosa – creata da mio nonno nel 1947. Dopo aver studiato all’estero ed essere stato chiamato ad applicare il mio sapere alla logistica, mi sono mosso per capire quali sarebbero state le dinamiche future di trasporti e di mobilità. E le risposte le ho trovate già nei libri verdi dell’Europa. Insomma, non bisognava inventarsi niente: era sufficiente sapere dove guardare. Chi sostiene di aver avuto capacità visionarie di certo mente». O magari, appartiene semplicemente all’altra categoria, quella di chi la sostenibilità la predica ma non la pratica.