Smet. Piu pallet per l’automotive

Smet piu pallet per l'automotive

Smet. Piu pallet per l’automotive

L’industria automotive ha esigenze del tutto particolari per il trasporto e la logistica dei componenti provenienti dai fornitori e destinati ai centri produttivi. Lo sa bene la Smet, società con una flotta di oltre 300 mezzi pesanti e 1.300 semirimorchi, che cura la supply chain per le fabbriche italiane di FCA – Fiat Chrysler Automobiles, Iveco e CNH, utilizzando una soluzione innovativa.

AI posto dei tradizionali semi rimorchi di 13 metri e mezzo vengono, infatti, impiegati gli extralunghi di 15 metri – la Smet ne avrà in linea una trentina entro quest’anno -, testati su strada nell’ambito del ‘Progetto diciotto‘.

L’idea nasce da una precisa esigenza: trasportare, con una combinazione ribassata di 3 metri di luce utile interna e 120 metri cubi di volumetria complessiva, 38 europallet al posto dei 33 movimentati da un autoarticolato tradizionale. Questa soluzione è l’ideale per il navettamento dei componenti automotive a medio raggio – tipicamente, su distanze non superiori a 350 chilometri – con ritorni dei contenitori vuoti ‘Questi veicoli spiega Domenico De Rosa, Sales manager della Smet – operano e opereranno nei prossimi cinque anni tra gli stabilimenti e i fornitori di Fiat Chrysler Automobiles, Iveco e CNH con flussi bilanciati in andata e in ritorno.

Gli extralunghi maxivolume sono trainati da trattori ribassati Iveco Stralis Hi-Way 440AS48 Euro VI con motorizzazione da 480 Cv, gommati in /60′ Cos’ha spinto la Smet a sperimentare gli autoarticolati da 18 metri?

‘Siamo stati dei pionieri nell ‘ambito del Progetto diciotto, fin dall’inizio dei test su strada Dopo averne sperimentato la funzionalità a partire dal 2010 – il guadagno in efficienza arriva al 20 per cento e oltre – abbiamo investito in questa soluzione innovativa nella speranza che, fra alcuni anni, la nuova dimensione venga recepita come standard dalla normativa’. Quali precauzioni bisogna mettere in atto per utilizzare su strada Ie combinazioni extralunghe? ‘I percorsi e la viabilita lungo gli itinerari devono essere preventivamente monitorati in remota, mediante un’analisi effettuata sulle mappe digitali del centro di controllo logistico. A ciascun veicolo viene affidata sempre la stessa rotta. Se interviene qualche cambiamento nel punta di arrivo a in quello di partenza, occorre effettuare un’analisi supplementare degli eventuali ostacoli e, poi, ci sono i corsi di formazione per gli autisti, che vengono sensibilizzati sulla dimensione non comune della combinazione trattore-semirimorchio’.

Gli Stralis Hi-Way sono dotati di speciali attrezzature di sicurezza, oltre ai dispositivi standard?

‘Gli autoarticolati di prossima immatricolazione monteranno uno speciale sistema di frenatura automatica in retromarcia. II dispositiva si attiva quando i sensori a ultrasuoni, posizionati in cosa al semirimorchio, rilevano un ostacolo durante Ie manovre’. Quali sono le qualità più apprezzate degli Stralis Hi-Way da 480 Cv, abbinati ai semirimorchi extralunghi? ‘Sicuramente, l’economicità di gestione e l’affidabilità su strada’.

VENTICINQUE SONO TROPPI, DICIOTTO VANNO BENE

Il ‘Progetto diciotto‘ è un’iniziativa pilota promossa nel 2009 dall’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica (ANFIA), da Iveco – responsabile del monitoraggio del progetto in fase esecutiva – dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, competente per il nulla osta alla sperimentazione e alla circolazione, e dal CSST – Centro Studi sui Sistemi di Trasporto – per la sperimentazione in Italia di autoarticolati di 18 metri di lunghezza complessiva, al posto delle tradizionali combinazioni 16,5 metri.

Scopo della sperimentazione, autorizzata a luglio 2008 da Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, è verificare sul campo, in condizioni operative reali, la riduzione dei costi medi per unità di merce movimentata, l’effettiva compatibilità degli autoarticolati extralunghi con le infrastrutture stradali e la loro manovrabilità sui piazzali e in prossimità delle banchine di carico.

I risultati del test, ottenuti mediante il monitoraggio in parallelo delle missioni effettuate da combinazioni standard e da quelle di 18 metri, consentiranno al Ministero di partecipare alle discussioni in sede Ue sull’evoluzione delle normative sui pesi e sulle dimensioni dei veicoli. La prima fase del ‘Progetto diciotto‘ ha coinvolto una trentina di mezzi, mentre la seconda, appena iniziata, prevede di il monitoraggio su strada di circa 300 autoarticolati.

Le combinazioni di 18 metri di lunghezza permettono di caricare 38 europallet, invece dei 33 degli autoarticolati standard. Il guadagno, in termini di volume di carico, è compreso fra i 10 e i 20 metri cubi (in percentuale, si va dal + 11 al +22%) in confronto a un semirimorchio tradizionale di 13,5 metri da 90 metri cubi, con altezza utile interna di 2,7 metri.

La soluzione da 18 metri è sicuramente più adatta alle caratteristiche delle infrastrutture nazionali delle combinazioni extralunghe di 25,25 metri, conosciute come Eurocombi, sperimentate in alcuni paesi europei come la Germania, l’Olanda e la Repubblica Ceca. Gli Eurocombi, peraltro, sono stati recentemente ‘bocciati’, dal Parlamento Europeo che, nella seduta plenaria del 15 aprile scorso, ne ha fermato lo sviluppo sopprimendo la proposta della Commissione di consentire il traffico transfrontaliero di queste combinazioni.